L’app Immuni per il tracciamento dei contatti Covid-19, dopo le polemiche innescate per via della protezione della privacy e la gestione dei dati, cambierà seguendo il modello decentralizzato, lo stesso scelto da Apple e Google, più protettivo della privacy.
Una scelta ormai definitiva, a quanto riporta anche il Sole24Ore che raccoglie informazioni da tutte le fonti direttamente impegnate sull’app.
Una scelta obbligata, per tutelare con maggiore forza la privacy e la sicurezza dei dati, ma anche per avere un’app che funzioni meglio, dato che i dispositivi su cui dovrà girare saranno per la stragrande maggioranza prodotti Apple e Android.
Questo sarà il funzionamento: i cellulari genereranno al proprio interno, tramite l’app, un proprio identificativo anonimo e se lo scambieranno ogni volta che entreranno in contatto (via bluetooth) uno con l’altro. Ogni cellulare conterrà quindi la lista di questi codici anonimi.
Quando un operatore sanitario identificherà un caso di coronavirus, permetterà al paziente di caricare questi dati sul server.
Il server manderà a tutti gli smartphone dotati di app la lista dei codici.
Se l’app riconoscerà il proprio codice in quella lista, mostrerà all’utente una notifica del tipo: “sei stato vicino a un contagiato da covid-19 per un tempo e una distanza sufficienti dal permettere l’infezione”, dando poi istruzioni su cosa fare, ma su questo aspetto il Governo deve ancora decidere.
Cosa cambia rispetto alla prima implementazione ?
Nel modello “centralizzato” finora adottato da molte app europee e dall’attuale beta di Immuni (già in sperimentazione sul campo), i codici sono generati dal server, non dai dispositivi. Ed è una differenza importante perché significa che c’è un luogo dove ci sono sia i dati di contatto che le chiavi con cui renderli potenzialmente identificabili. È un rischio in più per la privacy.
La versione “centralizzata” aveva peró dei vantaggi, permettendo di costruire un “grafo sociale” dei contatti avvenuti che poteva permettere di ampliare il bacino degli asintomatici da monitorare.
L’app arrivata seconda nella selezione del ministero, Coronvirus Outbreak Control, aveva un modello ancora più centralizzato rispetto a Immuni. L’orientamento generale è stato quello di considerare i vantaggi di questa soluzione centralizzata inferiori ai rischi per la privacy, tenendo anche in considerazione la limitata capacità limitata di fare i tamponi che avrebbe impedito un raggio di azione molto più ampio.
Una nota del ministero dell’innovazione di ieri ha fornito indicazioni inequicocabili, scrivendo “Il sistema di contact tracing dovrà essere finalizzato tenendo in considerazione l’evoluzione dei sistemi di contact tracing internazionali, oggi ancora non completamente definiti (PEPP-PT, DP-3T, ROBERT), e in particolare l’evoluzione del modello annunciato da Apple e Google”.
Una scelta che sarà con tutta probabilità seguita anche da altri paesi, come la Francia, dove il ministero del Digitale ha già fatto notare che non è possibile far funzionare l’app con il bluetooth senza la collaborazione di Google, ma soprattutto di Apple, che offre agli utenti un più alto livello di sicurezza.
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